sabato 22 dicembre 2012

Storia e leggende dell'albero di Natale

Storia e leggende sull'Albero di Natale




La storia dell’albero di Natale è complessa perché nasce dalla commistione tra riti pagani e riti cristiani. I druidi, antichi sacerdoti dei Celti, notarono che gli alberi rimanevano sempre verdi anche durante l’inverno. Per questo li considerarono un simbolo di lunga vita e cominciarono ad onorarli nelle feste invernali.
L’albero è uno dei simboli che meglio rappresenta le festività natalizie ed è sotto l’albero che i nostri bambini (e non solo) trovano i doni portati da Babbo Natale.
Esistono svariate leggende sulla nascita dell’albero di Natale. Pare che la più antica risalga al 1605 circa e racconta di un signore tedesco in visita a Strasburgo, che vide in quella città, per la prima volta, un albero addobbato a festa per il Natale con decorazioni fatte con la carta, con la frutta e con dolcetti.




  

In realtà, l’immagine dell’albero (sempreverde) come simbolo del rinnovarsi della vita risale alla tradizione pagana presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal cristianesimo.
La sua nascita si fa risalire alla Germania del XVI secolo. 
Ingeborg Weberkeller (professore di etnologia a Marburgo) 
ha identificato fra i primi riferimenti storici, alla tradizione, 
una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero 
veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. 
La città di Riga si proclama sede del primo albero di Natale della storia
(vi si trova una targa scritta in otto lingue , secondo cui il ‘primo albero di capodanno’ fu addobbato nella città nel 1510).







Le leggende religiose narrano che l’abete era uno degli alberi dell’Eden, noto come Albero della vita, ma quando Eva mangiò il frutto proibito, fece appassire le sue foglie trasformandole in aghi e facendole rifiorire solo la Santa Notte in cui nacque Gesù Bambino.

Un’altra leggenda vuole, invece, che sia stato Adamo a dar origine all’albero di Natale infatti, secondo i racconti, quando fu cacciato dall’Eden portò con sé un ramoscello che in seguito divenne proprio l’abete che servì per la Santa Croce e successivamente per l’albero di Natale. 






Un gioco religioso medievale, celebrato in Germania  il 24 dicembre, ‘il gioco di Adamo ed Eva’ , in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell’abbondanza per ricreare l’immagine del paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest’ultimi avevano una valenza magica e il dono di essere sempre verdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio da Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito dai nemici. Non a caso, sempre in Germania, l’abete era anche il posto in cui venivano posati i bambini portati dalla cicogna.







Un’altra leggenda parla di un taglialegna che faceva ritorno a casa in una notte fredda e ghiacciata ma illuminata dalla luce della luna splendente, si trovò di fronte agli occhi un meraviglioso spettacolo; grazie alla luna, attraverso i rami di un pino ricoperti di ghiaccio, si poteva ammirare le stelle che brillavano. L’uomo restò meravigliato da quella visione e volle riprodurre qualcosa di simile da poter mostrare alla moglie e ai figli che lo aspettavano a casa, così tagliò un piccolo pino e lo decorò ricoprendolo di candeline e tanti nastrini bianchi, come per rappresentare le stelle, la neve e il ghiaccio che aveva ammirato grazie al pino ghiacciato.
L’albero così bello e candido piacque tanto a tutta la gente del paese, grandi e piccini, tanto che in ogni casa decisero di farne uno uguale.







Un’altra leggenda parla di un povero boscaiolo che inoltratosi nel bosco per cercare un ceppo da bruciare nel camino, si perse e fu costretto a passare la notte nella foresta, dove peraltro nevicava fitto fitto. Il povero ragazzo stava morendo dal freddo e si riparò sotto ad un abete, che impietosendosi al vederlo tremare, decise di proteggerlo e ripararlo con i suoi rami, piegandosi verso il basso, quasi fino a terra. Quando la mattina successiva (il 25 dicembre) il ragazzo si svegliò sentendo le voci degli amici che erano andati a cercarlo, tutti rimasero stupiti dallo spettacolo che creò l’abete grazie alla neve che si era posata sui rami: c’erano tante decorazioni scintillanti e splendenti che brillavano al sole!  Così da quel giorno, la gente del villaggio,  decisero di decorare un albero per ricreare quella meravigliosa atmosfera.







La leggenda più legata alla nostra tradizione è quella del miracolo compiuto dal vescovo Winfried, divenuto poi santo col nome di Bonifacio. Mentre era missionario nella Germania settentrionale il vescovo si imbatté in alcuni pagani, adoratori di una quercia, che preparavano il sacrificio del piccolo principe Asulf al dio Thor. Bonifacio fermò tale atto barbaro e abbatté la quercia, al cui posto apparve subito un abete. Il vescovo spiegò ai pagani che, trattandosi di un albero sempreverde, era l'albero della vita e pertanto rappresentava Gesù Cristo.







Anche lo scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe contribuì alla diffusione dell'albero di Natale: pur non essendo estremamente religioso, amava moltissimo quella tradizione e nella sua opera più famosa, I dolori del giovane Werther, inserì una descrizione dell'albero natalizio, che da quel momento in poi diventerà protagonista anche nella grande letteratura .

Quando la Regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno nel salone del Quirinale, la cerimonia dell’albero di Natale divenne popolare anche in Italia.







Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale rimase tipica delle regioni a Nord del Reno. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. 
A Vienna l’albero di Natale apparve nel 1816 
per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, 
ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orleans.
Nei primi anni del Novecento gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione divenendo uno dei simboli del Natale 
più comune a livello planetario.







La storia degli Angeli dell'Avvento




Gli angeli dell’Avvento sono quattro, 
proprio come le quattro settimane che preparano al Natale.
Vengono in visita sulla Terra, indossando abiti di colori diverso, 
ciascuno dei quali rappresenta una particolare qualità.


L’angelo blu.


Durante la prima settimana un grande angelo discende dal cielo per invitare gli uomini a prepararsi per il Natale. E’ vestito con un grande mantello blu, intessuto di silenzio e di pace. Il blu del suo mantello rappresenta appunto il silenzio ed il raccoglimento.




L’angelo rosso


Durante la seconda settimana un angelo con il suo mantello rosso scende dal cielo, portando con la mano sinistra un cesto vuoto. Il cesto è intessuto  di raggi di sole e può contenere soltanto ciò che è leggero e delicato. L’Angelo rosso passa su tutte le case e cerca, guarda nel cuore di tutti gli uomini, per vedere se trova un po’ di amore……… Se lo trova, lo prende e lo mette nel cesto e lo porta in alto, in cielo. E lassù, le anime di tutti quelli che sono sepolti in Terra e tutti gli angeli prendono questo amore e ne fanno luci per le stelle.





L’Angelo bianco


Nella terza settimana un angelo bianco e luminoso scende sulla terra.  Tiene nella mano destra un raggio di sole. Va verso gli uomini che conservano in cuore l’amore e li tocca con il suo raggio di luce. Essi si sentono felici perché nell’inverno freddo e buio, sono rischiarati e illuminati. Il sole brilla nei loro occhi, avvolge le loro mani, i loro piedi e tutto il corpo. Anche i più poveri e gli umili sono così trasformati ed assomigliano agli angeli, perché hanno l’amore nel cuore. Soltanto coloro che hanno l’amore nel cuore possono vedere l’Angelo bianco…… il bianco rappresenta il simbolo della luce e brilla nel cuore di chi crede.





L’Angelo viola


Nella quarta ed ultima settimana di Avvento, appare in cielo un angelo 
con il mantello viola. L’Angelo viola passa su tutta la Terra tenendo con il braccio sinistro una cetra d’oro. Manca poco all’arrivo del Signore.
Il colore viola è formato dall’unione del blu e del rosso, quindi il suo mantello rappresenta l’amore vero, quello profondo, che nasce quando 
si sta in silenzio e si ascolta la voce del Signore dentro di noi.